“Non
odiavo me stesso, però odiavo l’adolescenza, odiavo perfino sentirla
nominare” scrive Jonathan Franzen nella sua autobiografia giovanile “
Zona disagio”. E Paul Nizan nell’incipit del suo romanzo “ Aden
Arabia” scrive “ Non permetterò più a nessuno di dire che i vent’anni
sono l’età più bella della vita”, definitivo.
Così
anch’io mi sono permesso di raccontare l’adolescenza senza le luci
artificiali e dolciastre della comune retorica, ma con luci ed ombre,
malinconie e disillusioni. Si aspetta, si aspetta continuamente per
capire cosa diventerà da adulto qual corpo infantile e, naturalmente,
quella mente infantile. Amori e amicizie, omo ed etero,
riflessioni sul disastro che ti circonda, e l’attesa, l’attesa di un
Godot che, come è il suo mestiere, non arriva mai. Non senza una
sferzante ironia ed una commossa pietas per gli adulti che ti stanno
intorno. Siccome ora siamo diventati vecchi “senza diventare adulti” (e
ci vuole del talento) ( J.Brel), questa “ Zona disagio “ non è svaporata
del tutto e continueremo a raccontarla.
Anche
ora, in un certo senso, siamo in attesa, ma cosa diventeremo è più
chiaro. (
CLAUDIO LOLLI)