tra il colore del futuro e quello del passato...."
Sì, Claudio, puoi star certo che
non ci stanchiamo di venire a trovarti. Tanti di noi, più di quel che si pensi, lo fanno fin dai primi anni
'70, quando tu, unitamente ad altri, ti caricasti sulle spalle la musica leggera
italiana, le energie e gli umori di gran parte di tutta una generazione. Personalmente ti
vengo a trovare da quel pomeriggio del 1972, mentre imploravo una commessa
della Standa di farmi sentire qualche brano di quello strano LP che se ne
stava confuso tra tanti altri. Non c'era altro mezzo per conoscere chi ne valeva
la pena. Esplorare, annusare, scandagliare quel mare di dischi accatastati
negli scaffali dei negozi, supplicare le commesse di lacerare il cellofan che
avvolgeva le copertine, ascoltare alcuni brani di quegli artisti dai nomi ancora
poco conosciuti o quasi: Tito Schipa Jr, Fabrizio De Andrè, Claudio Rocchi, Claudio
Lolli,
Roberto Vecchioni, Leo Ferrè, Banco del Mutuo Soccorso..., e poi innamorarsi al
primo ascolto, oppure restare indifferenti.
E quando le commesse ci
dicevano di no, allora si trattava di acquistare al buio, rischiando le
poche lire guadagnate faticosamente alle cinque del mattino, scaricando cassette
di frutta al mercato prima di andare a scuola. Si comprava così, spesso
senza sapere che cosa conteneva quel disco, un po' come si farebbe azzardando la
visione di un film o un libro di origine ignota.
Forse era un modo un po' dispendioso e dispersivo, ma anche l'unico
disponibile in quegli anni per non farsi condizionare dai media, dai critici o
semplicemente da grandi firme consolidate che fanno tanto chic, oltre che pura
accademia. E poi, le radio libere non erano ancora nate, in compenso c'erano
già i cineforum. No, si trattava di andare anche un po' a tentoni,
avvertendo l'esigenza di scoprire in quale arte, musicale e no, si stava concretizzando quell'aria vitale e incandescente che si respirava.
Quel
pomeriggio del 1972, la commessa della Standa era di buonumore, mi accontentò
e mi fece ascoltare il disco in questione: Aspettando Godot.
Avevi visto giusto, Claudio, così come Samuel Beckett, non c'è nulla di più bello e di
più triste che aspettare qualcosa o qualcuno che non arriva mai....
E
da quel giorno, caro Claudio, siamo venuti a trovarti in continuazione nel
tuo arcobaleno privato, un regalo di noi che si fa solo agli amici
importanti che ci rivolgono un invito del genere. E tu, a tua volta,
sei sempre venuto a trovarci con le tue canzoni, raggiungendoci nel nostro
percorso, spesso di "strada sbarrata". Siamo venuti a trovarti senza
smettere mai, poiché abbiamo capito la tua coerenza, le tue idee, i
tuoi affanni e (perché no?) anche le tue contraddizioni, il tuo non
svenderti in alcun modo a niente e a nessuno, neppure a qualche rima
furbina o ad alcune note accattivanti. Ancora meno ti sei svenduto
all'industria discografica, che ad un certo punto vide in voi, poeti con
la chitarra, un fenomeno da sfruttare.
Me lo ricordo ancora,
quando nel 1976 ci regalasti quel meraviglioso disco dal titolo "Ho visto
anche degli zingari felici".
Ora
che il tempo è volato via, si è finalmente capito che
la canzone degli Zingari Felici ha
fotografato come pochissime altre le sagome di tanti di noi, sperduti con
le nostre utopie nelle piazze e nelle notti di quei dannati anni 70.
Sperduti sì, ma mai soli, sempre con altri zingari attorno...
Sì, rammento benissimo
quel disco imposto a prezzo ridotto, ulteriore atto di coerenza anche nei
confronti di chi già calava le braghe di fronte a qualche compromesso con i
discografici. No, davvero non facesti la fine di Alan Sorrenti, ad esempio, che
dopo aver creato due capolavori ("Aria" e "Come un vecchio
incensiere, all'alba, in un villaggio deserto"), ci rifilò un osceno,
discotecaro "Siamo figli delle stelle", e un "Dicitincello vuie"
che faceva venire il latte alle ginocchia, il tutto in nome del dio denaro.
Claudio,
SAPESSI
QUANTA MALINCONIA NELL'ATTACCO ARIOSO DEL SAX, QUANTA VIA FATTA DAGLI
ANNI DELLA NOSTALGIA, QUANTA VITA, RIEMERSA MA VAGA, UNA SOLA FITTA
STRANA, UNO STRUGGIMENTO NEL MOVIMENTO AMPIO DEL SAX CHE RISOFFIA LA SUA
FIAMMATA E RIAPRE LA FERITA, OGNI GIORNATA.
CLAUDIO,
SAPESSI, VERSO IL MARE...., MENTRE I PASSI TRA IL SALE E I BRIVIDI
ARRIVANO AI DENTI, COME LA CANZONE DEI TUOI ZINGARI, CHE SUONA PIU' NEL
PETTO CHE NEL SOLE, COME I LIVIDI, IL LANGUORE E LO SMARRIMENTO CHE
RISUONA DENTRO, NEL SOLCO DEL CUORE.
CLAUDIO,
QUELLO NON FU IL SOGNO DI UN MOMENTO, FU L'AMORE, FU IL SOGNO
VERO, FU IL VENTO DI CAMBIARE CON LA TESTA IL CUORE, LA GIOIA DI FARE
DELLA GIOVENTU' UN PORTENTO. NO, VENUTA SU IN MEZZO ALLE BOMBE,
GENERAZIONE, CONTRO IL MURO DEI PADRI, SCHIANTATA, EDUCATA A UN DOLORE
SENZA AMORE, A SPARARE NELLO SPECCHIO, AIZZATA PER UNA GIUSTIZIA DI
STRADA SBARRATA. NON FOSTI IL SOGNO DI UN MOMENTO,
GENERAZIONE.
CLAUDIO,
SAPESSI, QUANTA MALINCONIA NEL SAX CHE RISOFFIA LA SUA FIAMMATA E RIAPRE
LA FERITA AD OGNI GIORNATA, PER QUEGLI ANNI GIA' PIENI DI ENERGIA,
PER LA SPERANZA COMUNE AD OGNI CUORE, CHE RISUONA PIU' NEL PETTO CHE NEL
SOLE, COME I LIVIDI, IL LANGUORE E LO SMARRIMENTO, STRACCIATO NEL VENTO,
COL SUO AMORE.
CLAUDIO,
RICANTA LA NOSTRA CANZONE.
Gianni
D'Elia - Sulla riva dell'epoca - Einaudi 2000
Ormai
anacronistici e rasi al suolo i
valori di quegli anni 70, eppure la loro onda lunga continua a
rimbalzare qua e là in alcuni (pochi) quartieri della vita di oggi,
compreso il web...
E tu
Claudio ancora, pazzescamente, ci vieni a parlare di "
una carezza alla luna, alle stelle e un pallone sul
prato...", quasi a volerci ricordare il territorio da cui
proveniamo, che poi è lo stesso che una ristretta schiera di ragazzi
di oggi percorre in
lungo e in largo, o tenta di farlo.... Questi ragazzi ti hanno adottato
(lo sai?), sia pure in contesti e situazioni marginali rispetto alle
attuali, vigenti formule di vita in gran parte imperniate sugli osceni
riflessi del Grande
Fratello, tristi, grotteschi e deprimenti che ormai spadroneggiano su tutti i fronti.
Sì, Claudio,
sappiamo bene che cosa intendi dire con quella "carezza alla luna,
alle le
stelle e un pallone sul prato", e mettiamoci pure un'osteria, anche
se ormai non esistono più, il
classico bicchiere di vino, che poi diventa un "litrozzo",
aggiungiamoci le parole, quelle vere, che non nascono da un gioco delle
parti né da un qualunque culto delle apparenze, ed ecco
materializzarsi alcuni di quelli che stanno dalla parte del torto.
Per quanto riguarda i
torti antichi, se ne potrebbero rivangare molti, alcuni davvero
disastrosi, ma per questa volta citiamo solo 'l'efferato' delitto di aver
pensato che una canzone e una chitarra potessero cambiare qualcosa nel
mondo. Il mondo, però, almeno per quanto riguarda alcuni 'aliti
pestilenziali' che vorrebbero gestire la nostra vita, è rimasto tale
e quale a prima; anzi, anche peggio di prima.
Questo, a
dispetto di chi ha suonato, cantato o....sparato.
Ecco, questa pagina è dedicata a te Claudio, e
a tutti voi in eterna sosta "dalla parte del torto", in questi ed altri
modi. A voi che avete mille storie da raccontare e altrettante da
ascoltare, una strada alle spalle di nitide impronte, e una strada davanti
a voi,
intrisa di ben altri dubbi e speranze che non siano solo l'ansia di
scegliere bene la prossima discoteca, paninoteca o pizzeria in cui andare
a portare il culo. A voi che vi fate bastare le vostre idee, le vostre
poesie, la vostra musica, il vostro cinema, i vostri pensieri, le cose in
cui credete, le vostre utopie, le vostre strampalate visioni, e " li
scrivete nel mondo come una canzone, con quell'unica voce, quella voce che
c'è...".
Allora,
se dobbiamo scegliere che cosa (e chi) ci piace nella vita, ecco che ci
piaci tu Claudio.
E ci piacete voi, più giovani o meno giovani che siate,
non perché politicamente schierati da qualche parte, ma solo in quanto
umanamente predisposti in quella maniera affascinante (e così rara) che
coinvolge, cattura, attira, entusiasma. Questo, almeno ai nostri occhi,
naturalmente. Se vi trovate su questa pagina, "minima più che
mai", è solo perché avete digitato il nome di Claudio Lolli sulla
vostra tastiera, quindi non siete degli estranei. Chissà quante "
Annadi Francia", le sue ansie e il suo sogno libertario, si
nascondono dietro ai vostri volti che posso solo immaginare. E chissà
quanti "Zingari
Felici" e "Michel" di cui forse
avete smarrito la presenza, ma certo non il ricordo...
E' vero, "finite le ricreazioni degli anni '70", la
restaurazione voluta, patteggiata, lasciata passare dalle generazioni
successive, ha ripreso il sopravvento. Poi è arrivato il Grande
Fratello a far piazza pulita di ogni "resistenza", seguito dai suoi degni nipotini, i reality in tutte le forme,
per finire alla stragrande maggioranza dei ragazzi di oggi, che sognano il
cellulare ultimo grido e gli abiti abiti alla moda, piuttosto che altro.
Per fortuna non sono tutti così....
Spazzato
via pure uno dei cardini degli anni '70, lo spirito di condivisione, il
desiderio di raccontarsi a qualcuno e di sentir raccontare gli altri. Rasa
al suolo quella ineguagliabile sensazione di non sentirsi mai soli o
abbandonati a se stessi.... A ben guardare, forse fu proprio questo
spirito di vicinanza il vero atto rivoluzionario di quel tempo. Negli anni
'70, anche in piena notte, trovavi sempre chi aveva da raccontare una
storia, dei propri affanni, utopie, speranze, nel pieno desiderio di
essere ricambiato.
A mille anni luce di distanza
da quei fotogrammi smarriti per sempre, Claudio Lolli riesce ancora a
scrivere parole come queste.
"E quando proverete a ridere del
vostro dolore, con quei denti bellissimi che vostra madre vi ha dato,
quando avrete bisogno di trattenere il fiato, per qualche miracolo o un
disastro di più.
E
quando riuscirete a piangere per uno stupido amore, con quegli occhi
bellissimi che il mio amore vi ha dato, quando avrete una valigia con un
bel sogno sciupato da uno sguardo cattivo, una cattiveria di più....
venitemi a trovare, correte a perdifiato, per voi ci sarà sempre il mio
cuore incantato, venitemi a cercare nel mio arcobaleno privato, tra il
colore del futuro e quello del passato...."
Sì Claudio, questa lettera è per te, ed è dedicata anche
a voi che leggete, a qualunque generazione apparteniate,
a voi che credete in un'amicizia, in un amore,
in uno stare insieme di stampo diverso, ovvero in tutto ciò che esiste
da sempre, non certo solo come un pittoresco"vintage" anni settanta....
A voi che non avete nulla a che spartire con una decina di dementi che se
ne stanno chiusi in una casa ad offrire un ributtante spettacolo di sé, e
ancor meno avete qualcosa da condividere con i tanti guardoni che li
spiano dal buco della serratura.
Certo,
non vi conosco, penso però di poter intuire il contenuto dei vostri torti. E
li abbraccio
tutti...
(Malinconicoblues)
"Potrò
mai ringraziarvi Compagni sconosciuti, disponibili sempre ad offrire
amore e vino, sperduti in questo mondo, non a grandezza d'uomo, e
nemmeno di donna, e neanche di bambino, provincia di una vita che dovrà
pur finire.."
Potrò mai ringraziarvi, Compagni a venire.. (CLAUDIO LOLLI)