No, non si può dire che il Tenco sia del tutto
cambiato, sono, semplicemente, mutati i tempi e si sono azzerate quasi tutte le spinte
sociali, politiche ed esistenziali da cui germogliò la "nuova canzone", e
che istigavano la gente alla ricerca, anche spasmodica, di artisti che
avessero veramente qualcosa da dire. Ovviamente, tali energie e necessità
non esistono più a livello di massa da almeno3 decenni. Di conseguenza, è
cambiato pure il pubblico che presenzia alle serate della Rassegna, un
pubblico educato, formale, rispettoso, alcuni con tanto di abito da sera e
di biglietto rigorosamente prenotato. Ho già rimarcato la patetica
nostalgia per quelle primissime rassegne, quando la platea era composto da poche
centinaia di ragazzi "straccioni" con perline colorate e gonne
all'indiana..., e che guardavano con riconoscenza ad
Amilcare Rambaldi
che
si era preso la briga di radunare a Sanremo tutta quella meravigliosa musica che loro
conoscevano già, a quel tempo definita "Nuova Canzone", intrisa di poesia, sogno,
ribellione e, soprattutto, plasmata da quasi tutta una generazione venuta
al mondo sulla "sponda sinistra del fiume"... Inutile negarlo, per diversi
anni il Club Tenco è stato una delle roccaforti più credibili di quella
sinistra e della sua fame di arte, poesia, musica e utopie.
La Rassegna Tenco ha proseguito
per la sua strada. Piano piano, lentamente venne il momento in
cui, per forza di cose, ha dovuto adeguarsi ai nuovi tempi ed
evitare il rischio di rimanere ghettizzata nei soliti nomi., poi tagliati
fuori in maniera netta e inesorabile. Comprensibile il fatto che il Tenco
non poteva certo assestarsi in una nicchia, in un "on the border" per
pochi intimi, pena la sparizione definitiva dalle scene. Legittimo e
sacrosanto, invece, fu il continuare a proporre ed assecondare il il nuovo,
in alcuni casi più presunto che
effettivo.
Lascia sbigottiti, però, la successiva rinuncia della Rassegna Tenco
pure a
Claudio Lolli
che per tanti, più di quanti si possa pensare, è poi diventato tra i punti
di
riferimento più significativi del cantautorato italiano degli anni
70. Non sono opinioni di chi scrive, basta fare in giretto per il web, ed
è presto dimostrato. Aggiungiamoci pure l'indifferenza sempre rivolta ad
artisti del calibro di Stefano Rosso,
Mario Castelnuovo,
Goran Kuzminac e altri con 'le carte in
regola' per salire su quel palco...
Morgan è il caso più
emblematico di quella che ad alcuni è parsa una svendita della propria
identità da parte del Tenco. Che sia un ottimo professionista non si
discute, ma di quelli ne è pieno il mondo. Morgan è l'esatto consacrazione dell'artista "abile ma commerciale":
funambolo, quando non fenomeno da baraccone o di piazzate televisive in quell'oscena trasmissione chiamata xfactor, propone al mondo il suo look
che sembra uscito da un sarcofago del niente. Sta alla canzone d'Autore
come Orietta Berti starebbe alla musica classica. Ovviamente è un
personaggio di successo, capace di attirare alla rassegna Tenco tanti
spettatori in più, quanto dieci
Giovanna Marini
non riuscirebbero a fare. Se in nome del successo - e di
tutti i tornaconti ad esso connessi - bisognava arrivare a contaminazioni
del genere, le scelte del Tenco vanno rispettate, certo, ma col diritto da parte
di chiunque di non condividerle e disertare la Rassegna.
Rispettabili le opinioni di
chi la pensa diversamente, ma sarebbe sufficiente fare una capatina nei
social forum musicali, su facebook, ect..., per rendersi conto di persona
quanto la delusione che circola da tempo attorno al Club Tenco sia
piuttosto consistente. Al momento, la nomenclatura del Tenco può anche
infischiarsene di questo disamore, gli sarà sufficiente invitare i
tanti Morgan e Achille Lauro che vi sono in circolazione per garantirsi comunque il solito
pienone al Teatro Ariston.
Gli ex
innamorati del Tenco possono comodamente essere sostituiti da nugoli di
ragazzini che guardano xfactor, dediti anche al Grande Fratello, magari
speranzosi che in
quella serata al Tenco il pizzetto di Morgan sia sufficientemente
tremolante e nervoso. Di recente gli "strateghi" del Tenco hanno invitato
pure Achille Lauro, chiamato a cantare una canzone di Lugi Tenco, in
un'interpretazione mortificante da parte del giovane rapper.
Probabilmente la Rassegna Tenco non aveva altra via
per non morire suicida in una nicchia per pochi, magari tutti di sinistra,
e tutti perdenti in seno alla realtà attuale. Ma la scelta di aver
trascurato e non preservato a sufficienza tanti, troppi artisti che
costituivano il passato, la memoria storica della Canzone d'Autore
Italiana, ci sembra una "distrazione", chiamiamola pure decisione,
che a tanti è parsa imperdonabile.
Inutile fare gli idealisti, chiniamo la testa
di fronte a questa realtà che ha fatto in modo che il Club Tenco abbia smesso da un pezzo di rappresentare ciò
che sentiamo, che siamo e siamo stati, e tutte le cose che avremmo voluto
ascoltare ancora...
Il passaggio dalla perplessità ad una cocente
delusione è stato comunque lungo e anche doloroso.
Se la presenza di tanti artisti che, a nostro avviso,
nulla avevano a che spartire con l'energia originaria del Club Tenco, è stato il dazio da
pagare perchè la Rassegna potesse restare sulla cresta dell'onda e per
accontentare un pubblico in pelliccia con sotto l'abito da sera, o in
giacca e cravatta, oppure semplicemente perchè si potessero vendere più
biglietti d'ingresso e rendere felice il cassiere, bene. Come già affermato, le scelte del Club vanno rispettate, così
come quelle di coloro che hanno deciso di non tornare mai più da quelle
parti.
Ma di sogni, ideali, utopie, ribellioni non si
campa, soprattutto da parte di chi, una volta assaporato il successo deve
poi giungere a qualche compromesso per mantenerlo. Il Club Tenco, in
fondo, questi compromessi ha saputo gestirli assai bene. L'onda idealista
degli anni 70 si è ben presto ritirata da ogni spiaggia, su cui sono
infine rimasti i resti, gli scheletri, le carcasse di tutti quei sogni. Non si poteva pretendere dal Club Tenco che
rimanesse uguale a se stesso, ma neppure si poteva intuire che una gran
pare degli artisti che invitano da anni e anni siano gli stessi che poi
ritroviamo al Festival di Sanremo.
Non possono essere considerati tra
i dimenticati, invece, artisti come Giorgio Lo Cascio e Antonella
Bottazzi, scomparsi prematuramente. C'è da supporre, però, che anche loro,
in vita, sarebbero entrati nel novero di quelli che al Tenco avremmo
rivisto poco o per niente. Di sicuro anche
Antonella e Giorgio non avrebbero mai potuto
ingrassare alcuna casa discografica.
In un intervista del 1998 - tre anni prima della sua
morte - Giorgio Lo Cascio diceva:
La canzone d'autore che a noi piace (... )
è nata soprattutto negli anni Settanta perché quello era un momento di
grandissima tensione. E' stato forse il momento centrale dei rinnovamenti
culturali, tutte quelle trasformazioni che erano in atto per cui c'era
anche la necessità di fare delle cose nuove, di esprimere contenuti nuovi,
di travolgere le consuetudini...
Una lunga intervista
che Giorgio concludeva così:
Però, bisognerà che capiti qualche cosa perché io mi rimetta a fare
dischi....
Cantautori come
Giorgio Lo Cascio,
e altri nominati in questa pagina, andavano tenuti stretti dal Club Tenco,
a dispetto di ogni cambiamento, contro tutto, tutti e ogni cosa, e non
barattati con "professionisti alla moda" che, certo, rappresentano
l'attualità e il presente, con la gente che fa la fila ai botteghini, là
dove a vendere e staccare i biglietti c'è solo l'ombra, il fantasma di ciò
che fu il vero Club Tenco.
Nulla vogliamo togliere ai meriti della Rassegna
Tenco che è gia un mito generazionale, più nei ricordi che nell'effettivo
presente, limitandoci ad esprimere i contorni del disamore, legato ad un addio già
consumato a suo tempo.
C'era una volta il Club Tenco di Amilcare Rambaldi,
dei suoi amici che lo affiancavano nell'organizzare le serate Rassegna
della Canzone d'Autore, un pubblico composto da sognatori e rivoltosi,
tutti Zingari Felici, con Amilcare in testa. Qualcuno se n'è poi
dimenticato, anche dietro le quinte del Tenco....
D'accordo che a far da richiamo non bastavano
più i soliti presenzialisti, oltre che 'grandi amici di famiglia' e ultraprotetti,
Roberto Vecchioni e
Francesco Guccini. D'accordo su tutto..., ma alcuni
nomi che sono stati invitati al Tenco da non pochi anni a questa parte, ci
sono sembrati un'autentica profanazione, gente che a Novembre te
la ritrovi alla Rassegna Tenco e a Marzo al Festival di Sanremo. Il
tutto, mentre ci si è dimenticati
costantemente di tutelare una maggior presenza di altri Cantautori che
hanno fatto la storia e la leggenda del Club Tenco, abbandonati al loro
destino, non si sa bene se perchè troppo scomodi o ormai
inservibili. Grandi artisti che erano
l'ultimo baluardo musicale-culturale
rimasto per arginare le orde berlusconiane e quelle dei guardoni del
grande fratello, oltre che uno dei pochi appigli utili a far barricate
contro tanta canzone-spazzatura che ci sommerge da tutte le parti.
Fa male
non aver visto maggiormente difesi e protetti tanti artisti che, a pieno
diritto, dovevano costituire la memoria storica del Tenco e di tanti noi,
straccioni e sognatori impenitenti degli anni 70. Ne sono stati
privilegiati pochissimi, e tutti gli altri progressivamente abbandonati come cani randagi
sulla strada. come se non fossero mai esistiti.
"Chi non ha memoria non ha
futuro", e un futuro nelle mani di gente come Morgan e altri del genere
non diventerà mai un passato leggendario per il Tenco, ma un
qualcosa che nessuno ricorderà.
Questo tentare di stare in equilibrio ne ha fatti
fuggire molti dalla Rassegna Tenco. Non c'è problema, per alcuni che se ne
vanno ve ne saranno altrettanti che arrivano, che magari neppure sapranno mai chi
era
Amilcare Rambaldi e
quanto di sognante, utopistico e rivoluzionario ha rappresentato il
Club Tenco per molta gente...
La trasfusione di reciproco sangue fresco a prestito tra
Rassegna Tenco e Festival di Sanremo è stata la partecipazione di
Roberto Vecchioni al Festivalone con una
canzone furbetta e ruffiana con cui accontentare il suo pubblico di
vecchia data e anche le signore in pelliccia presenti in sala. Insomma, un
colpo alla botte ed uno al cerchio. Ed ha pure vinto, ma si sapeva già in
anticipo..
Vecchioni ha pensato bene di
spianarsi la strada andando prima a stringere la mano a
Bruno Vespa a
Porta a Porta; poi, dopo la vittoria, si è presentato a "Domenica in" per
abbracciare Vittorio Sgarbi. Non contento, ha fatto pure passerella a
"Ballando sotto le Stelle". La perla finale di cotanto scempio è stata fare
l'ospite d'onore ad
"amici" di
Maria De Filippi. Strano, aveva sempre giurato che quelle cose
gli facevano schifo.... Sicuramente prima o poi farà il suo ritorno trionfale anche alla Rassegna Tenco, dove lo applaudiranno come celebrato poeta reduce da una
partecipazione festivaliera che, invece, sa tanto di atroce sconfitta di
tutto il fondamento storico della canzone d'autore italiana. Più che
di poesia, a noi sembra una prostituzione in piena regola, e questa
evidentemente paga.
E mentre il Club Tenco si schianta, si accartoccia su
se stesso e sulla propria leggenda, inseguendo denaro, successo, culto
delle apparenze e
mondanità, terrorizzati ci chiediamo:
A quando un invito o una Targa Tenco pure a
Laura Pausini...?
DUNQUE, ADDIO CLUB
TENCO:
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