Dopo la scomparsa diAmilcare
Rambaldi,i
suoi collaboratori hanno continuato, con dedizione e
passione, ad organizzare le serate della Rassegna, proponendo
sempre nuovi artisti da abbinare ad alcuni già collaudati e di
vecchia data. Il Tenco non ha mai smarrito il proprio
impegno nel proporre musica e canzone di alta qualità. Forse ha
smarrito qualcos'altro, tramite alcune "dimenticanze"
di cui, comunque tratteremo in un 'altra pagina.
Ancora oggi la
Rassegna Tenco è un appuntamento fisso per Sanremo, e viene un
po' da sorridere al ricordo di quandoAmilcarelottava
contro i mulini a vento di questa città che nicchiava di fronte
alle sue richieste di aiuto. Poi, poco alla volta, la canzone
d'autore si spostò dall'amore di pochi all'abbraccio di una
moltitudine sconfinata di gente, diventando in gran parte
business, moda imperante su cui catapultarsi come di fronte ad
un piatto già pronto. Sì, ma quanto ce n'è voluto per uscire da
quel ghetto in cui, in fondo, non si stava poi tanto male.... Si
cominciò ad avvertire un senso di disagio quando, sull'onda del
successo, i mass media, i discografici, stuoli di discotecari e
paninari si impossessarono di qualcosa che, se fosse
stato per loro, non avrebbe mai visto la luce del sole.
La Rassegna Tenco è nata nei primi anni 70,
sarebbe a dire in un periodo storico intenso, passionale e
turbolento. Ricordo perfettamente tra il 1974 e il 1977,
fuori dalTeatro
Ariston, la polizia in assetto guardingo, diciamo
così..., di fronte a quelle poche centinaia di ragazzi che per
l'ordine precostituito e la società di allora non
rappresentavano nulla di buono.... Nulla di buono per lo storico
potere democristiano, così come per tutta una serie di valori
borghesi consolidati e considerati, fino a quel momento,
inattaccabili. Rammento, sempre fuori dal teatro,i
cortei delle femministe, la protesta di operai che
avevano perso il lavoro, e comunque tutte le voci di coloro che
avevano qualcosa da ridire contro una società che, ieri come
oggi, impone i propri valori, divieti, morali, soprusi di
ogni genere, ed altro ancora....
Normale che per quei ragazzi "la nuova
canzone del Club Tenco" diventasse la rappresentazione, in
musica e parole, dei loro stati d'animo, fatti di ribellione,
contestazione, esistenzialismo, rivolta, desiderio di
cambiamento, sogno, utopia. Le distanze tra i cantautori che si
esibivano sul palco e il pubblico erano del tutto inesistenti.
Dopo la serata,a volerlo,si andava tutti a mangiare e bere da
qualche parte. Tutto questo solo per dire chele
origini del Tencosono
ben marcate in un contesto preciso, che nessuno può rinnegare.
La nostalgia per quelle prime rassegne è
struggente. Bellissimo ciò che si realizzava alla fine dei
concerti,quando
si cercava riparo da qualche parte, semplicemente per stare un
po' veramente insieme. Si era davvero in pochi, nulla che
fosse ancora inflazionato dal grande pubblico. Quindi, in mezzo
a noi, ragazzini pervasi dalla certezza di aver partorito
dalle nostre 'costole esistenziali' quella 'nuova canzone',
c'erano di volta in voltaClaudio
Lolli, Francesco Guccini, Giorgio Lo Cascio, Gianni Siviero,
Enzo Capuano, Roberto Vecchionie
altri. La sensazione strana di essere tra amici, piuttosto che
al cospetto di tanti artisti che erano già un punto di
riferimento poetico, musicale e politico delle nostre giornate.
Nell'immagine sottostante
Enzo Capuano, Leo Ferrè e Francesco
Guccini
Alcuni di questi
amici non sono mai diventati famosi, ma non per questo avevano
qualcosa di meno da dire o da offrire. Ovviamente
spadroneggiavano le chitarre, le bottiglie di vino, mille
cose da dirsi, e tutto l'amore e la passione di quegli anni
prendevano corpo in qualcosa che è dannatamente difficile da
descrivere. All'alba si era ancora per strada, a parlare (sul
serio), a ridere, scherzare, giocare con la vita, che a sua
volta stava giocando con noi, catapultandoci in un mare di
utopie. Rammento la compostezza di Claudio, l'esuberanza di
Francesco Guccini, le quiete parole di Roberto Vecchioni, la
disponibilità di chiunque a vuotare il sacco. Gli anni '70, in
musica e parole, furono anche questo....
Prima dell'avvento
delle pellicce e delle cravatte in sala, il pubblico del Tenco
degli anni settanta era anche molto critico, poco disposto a
farsi prendere per i fondelli. Rammento l'esibizione di
Andrea Lo Vecchio e una sua canzone che più o meno recitava
così: "e intanto fanno il bagno a
Cesenatico, e i furbi come sempre non annegano..."
In pieno clima di rinnovamento, impegno polito ed esistenziale,
quella canzone fu ritenuta "fuori luogo", quasi una presa in
giro, quindi contestata aspramente. Il cantautore "respinto"
non ebbe nemmeno il tempo di finire la canzone in questione, che
già in sala si era scatenato il putiferio. Intervenne la polizia
per placare gli animi, "naturalmente" col manganello. Ricordo
che mi difesi con un altro manganello, però del tutto
inefficace, visto che l'avevo improvvisato arrotolando una
rivista che regalavano all'entrata del teatro. Beh, come già
detto, erano anni decisamente "inquieti", lo sanno
tutti.... Quindi, nulla a che fare col pubblico che negli anni
'80 e '90 ha concesso a gente come Ambra Angiolini, Paola
& Chiara e "similari" il diritto di esistere..., in senso
artistico, ovviamente.
Sì, il pubblico del Tenco dei primissimi
anni era anche molto suscettibile. Tra i piccoli aneddoti e
racconti sulle origini della Rassegna, mi viene da ricordare
l'esibizione del grandeMauro
Pelosinel
1974, quando una (piccola) parte di pubblicò prese ad inveire
contro l'andamento troppo triste e malinconico di Mauro e delle
sue canzoni, con cui metteva letteralmente a nudo la sua vita, i
suoi problemi, i suoi affanni. Mauro Pelosi rispose egregiamente
a chi lo contestava, fronteggiò quel faccia a faccia col
pubblico esprimendo le sue motivazioni, cantò le sue canzoni ed
uscì tra l'applauso di tutti.
Nell'immagine sottostante
copertina del disco
'Al Mercato degli Uomini Piccoli' di
MAURO PELOSI
Stessa sorte perPiero
Ciampinel
1977, che si presentò sul palco completamente ubriaco o quasi.
Ma anche in quel caso il carisma e la personalità di Piero
presero poi il sopravvento...sulla stupidità di alcuni che oltre
la canzone prettamente politica e insurrezionale non sapevano e
non volevano andare.
Piero Ciampi - Video
- Ma che buffa che sei
Non dimentichiamo che in quegli anni ancheFrancesco
De Gregoriveniva
contestato aspramente in alcune piazze d'Italia per via dei suoi
testi ritenuti troppo ermetici, evasivi, poco utili a quella
"Rivoluzione" che non si sarebbe poi mai realizzata, non certo a
livello collettivo. Una rivoluzione che, nel migliore dei casi,
si è concretizzata soltanto sul piano intimo e individuale di
tanti (spesso neppure lì...), spostandosi semplicemente nel
privato, quando apparve ben chiaro a tutti che nel mondo
cominciava a non esserci più posto per certe pulsioni. Una
generazione poi "pubblicamente rasa al suolo" dal trascorrere
del tempo, e che aveva fatto da supporto e ideale continuazione
a quella del 68, senza però trovare nelle generazioni successive
analoga complicità.
Le prime ruspe demolitrici, infatti,
arrivarono nella prima metà degli anni 80...
Un'altra prerogativa irripetibile della
Rassegna anni settanta era il fatto che tutta quella
"Nuova Canzone" era strettamente imparentata con le canzoni di
Luigi Tenco. Ogni cosa venisse cantata e detta sul palco del
Tenco, era già stata proposta da Luigi, sia pure in termini più
semplici, meno intellettuali, colti o contorti. Lo si voglia o
no, Luigi Tenco è stato il precursore di tutto un modo nuovo di
intendere musica e parole, e i cantautori che
presenziarono alle Rassegne Tenco degli anni 70, più o meno
tutti, continuarono idealmente quella strada, ritrovandosi
accanto un'intera generazione disposta ad assecondarli.
Luigi Tenco. invece, creò le sue canzoni nel pieno isolamento,
incompreso dai tempi, emarginato dai gusti di allora e
ostacolato dal potere... Oggi che ci si può permettere di
cantare di tutto, e di guadagnarci sopra pure fior di milioni,
non sono poi in molti a sapere quanta gratitudine dovremmo avere
per Luigi Tenco.
Sì, turbolenti gli
anni 70, ma anche contrassegnati da un netto rifiuto della
futilità eretta a sistema di vita. Se a quel tempo fosse venuta
in mente a qualcuno l'idea di partorire un programma come il
grande fratello, non lo avrebbe guardato nessuno, o gli
avrebbero raso al suolo "la casa" a cui oggi tanti guardoni
rivolgono le proprie attenzioni.
E quanta nostalgia per quel Club Tenco anni
70... Anche da lì sembrava partire un forte no alle
ingiustizie, alle disuguaglianze sociali, in un clima di
collettiva complicità pure nelle proprie angosce esistenziali,
quando chi aveva veramente qualcosa da dire, poteva salire su
quel palco, anche armato solo di una semplice chitarra e quattro
accordi, e là sotto, in platea, trovava sempre chi aveva voglia
di ascoltare veramente, di discutere, confrontarsi....
Il Club Tenco resta ancora un "fiore
all'occhiello"della musica italiana, per chi crede che
questo termine abbia un senso. E' innegabile che alla Rassegna
Tenco si deve comunque molto, prima che diventasse routine o
semplice "fiore all'occhiello"... Lì è nato tutto un nuovo modo
di far canzone.., di creare speranze, utopie, rivolte,
insurrezioni, ribellioni anche contro il proprio "male di
vivere".. Ma è altrettanto innegabile che tutte quelle
spinte originarie, quelle motivazioni e tanti artisti capaci di
interpretarle al meglio, sono stati ingiustamentedimenticatidal
Club Tenco e dalla gente.
Chi ha vissuto lo splendore e la
leggenda della Rassegna Tenco dei primi anni, non può che
provarne rimpianto e nostalgia, e difficilmente è riuscito ad
accettare di vedere in seguito su quel palcoscenico alcuni
artisti - o presunti tali - la cui presenza è apparsa indegna,
fuori luogo e del tutto distante anche dallo spirito
poetico-musicale che animava lo stesso Luigi Tenco.
D'altronde, il Club Tenco di oggi non potrebbe essere diverso da
quello che è, pena lo sparire definitivamente da ogni tipo di
riflettore.... L'esigenza di avere successo a tutti i costi, ci
sembra abbia portato la Rassegna Tenco a scendere un po' a
patti con la sua antica e vera anima, che, vi assicuro, non
somigliava affatto a quella di un Morgan e affini...
Non è colpa di nessuno, il tempo
inevitabilmente modifica le cose, le stravolge in cambiamenti
che spesso non sappiamo accettare, e corre veloce comela
Locomotivadi
Guccini, però non più "lanciata a bomba contro l'ingiustizia".
Anzi, facendo tappe su tappe, e consentendole di accomodarsi in
prima classe....