Stefano Rosso ci ha lasciati troppo presto, il 16 Settembre 2008.
Appartenente alla cosiddetta Scuola romana dei cantautori, raggiunse
la notorietà grazie alla canzone "Una storia disonesta", di cui si ricorda
la frase "Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello", con cui in
modo scanzonato lancio una provocazione all'universo moralista e borghese
italiano. Si era in pieno clima anni 70...
Era definito un cantautore di seconda linea, almeno rispetto a più
celebrati colleghi di quel tempo. Come spesso accade dopo la morte,
si assiste ora ad un riscoperta delle sue canzoni, anche da parti di giovani
appassionati dediti all'esplorazione di tutto lo scibile cantautorale
degli anni 70, un territorio in cui si può attingere a piene mani, e
raramente a vuoto...
Nato a Roma nel 1948,
Stefano Rosso, pseudonimo di Stefano Rossi, si è caratterizzato per i testi
ironici, dissacranti e spesso autobiografici e musiche che conciliano la
canzone popolare romanesca con il country e il folk americano, spesso con
arpeggi in finger picking molto elaborati e mai banali. Nel 1974 scrisse due sue
canzoni, "C'è un vecchio bar nella mia città" e "Valentina", che vennero
interpretate da Claudio Baglioni nel programma televisivo "Ritratto di un
giovane qualsiasi" del 1974. L'anno successivo partecipò come chitarrista
fisso della trasmissione "Alle sette della sera", condotta da Gianni Morandi
ed Elisabetta Viviani. Nel 1976 l'Rca pubblicò un suo 45 giri "Letto 26",
che partendo da una sua degenza in ospedale (al letto 26) per una tonsillitectomia racconta la sua vita a Trastevere, in via della Scala (dove
all'epoca Stefano Rosso abitava), e che riscosse un discreto successo.
Pochi mesi dopo venne pubblicato "Una storia disonesta", in cui, in un
racconto ironico e divertente post-sessantottino, faceva capolino, forse per
la prima volta nella canzone italiana, lo spinello. L'album che seguì di
poco (gennaio 1977) prese il titolo da questa canzone ed ebbe successo. Dopo
"Una storia disonesta", che lo portò a ricevere nel 1977 il telegatto di
Sorrisi e Canzoni, incise "E allora senti cosa fo", in cui, oltre alla
canzone omonima, vi è una rilettura con un testo diverso di "Letto 26" e
altre canzoni come "Odio chi" e "Bologna '77" dedicata a
Giorgiana Masi, la
ragazza uccisa il 12 maggio 1977 durante una manifestazione del Partito
radicale a Roma.
Ricordiamo nel 1979 la collaborazione con Gianni Marchetti,autore delle musiche di alcune canzoni di Piero Ciampi,
con l'album "Bioradiografie".
Il discovenne
praticamente boicottato dalla Rca, fatto questo che causò le ire e la
rescissione del contratto con la casa discografica da parte di Rosso. Nel
1980 partecipò al Festival di Sanremo con "L'italiano", inserito nell'album
"Io e il signor Rosso" pubblicato dalla Ciao record, insieme a canzoni come
"Quello che mi resta" e "Quando parti' Noè", canzone, quest'ultima, scritta
da Stefano Rosso per uno spettacolo del gruppo di cabaret La Smorfia, con
Massimo Troisi. Seguirono altri due dischi, "Vado, prendo l'America e
torno" e "Donne".
La sua popolarità si ridusse quando tutte le cosiddette seconde linee della
canzone d'autore italiana vennero spazzate via dal disinteresse generale. In crisi per una delusione amorosa, si
arruolò nella legione straniera; dopo un paio di anni ritornò e incise nel
1985 per la Polygram, partecipando al Disco per l'estate con il brano "Bella
è l'età". Nel 1987 viene pubblicato su 45 giri "Com'è difficile", e nel 1989
esce l'album "Femminando", con poco riscontro di pubblico. La Rca pubblica
nel 1997 "Miracolo italiano", una raccolta con tre inediti, mentre nel 2001
"Il meglio" racchiude nuove versioni delle sue canzoni piu' famose oltre che
alcuni inediti e "Preghiera" incisa nel 1976 da
Mia Martini. Negli ultimi
anni Stefano Rosso aveva ripreso a fare concerti e a pubblicare dischi,
spesso live o strumentali per chitarra acustica.
Se n'è andato all'età
di 58 anni, nessuno gli intitolerà un museo o gli dedicherà grandi
celebrazioni postume. Saranno pochi a ricordarlo. Nessuno sussurrerà il suo
nome, neppure nei vicoli del Club Tenco, dalle cui lontane e importanti
Rassegne è stato sempre e sistematicamente escluso. Inutile chiedersi
perchè.
Qualcuno proverà invece a non
dimenticarlo. Compreso chi scrive...
(liberamente riadattato da fonte www.tgcom.mediaset)