Pino Masi, un altro cantautore partorito dal 68.
Anche lui fa parte di quella sinistra sognante che voleva cambiare il
mondo, abbattere il potere, azzerare le disuguaglianze sociali, queste e
tante altre cose perfettamente in sintonia con l'energia di tutta una
generazione, l'ultima in ordine di tempo e forse l'unica che seppe dire
veramente di no a qualcosa, o almeno ci provò con tutte le proprie forze.
Pino Masi è nato musicalmente sulla strada, e su quella è rimasto fin qui, con coerenza a cantare le sue
canzoni. Ancora oggi lo troviamo diverse situazioni musicali, culturali,
politiche in cui ancora ringhia rabbiosa una sinistra d'altri tempi.
Una sinistra ormai in estinzione...
Anche Pino Masi fa parte della storia
della canzone d'autore italiana, un cantautore estremamente politicizzato in
quello scontro frontale con il potere che negli anni 70 prese piede sempre
più fino a diventare guerra aperta in tutti i campi, nel sociale,
nella musica, nella poesia, in tutta l'arte in genere... Era uno di quelli
che non scherzava, faceva dannatamente sul serio con le sue canzoni e,
logicamente, come tutti coloro che non giunsero a compromessi col
cambiamento dei tempi, si è ritrovato musicalmente ai margini dell'interesse
generale. Un destino che è toccato a molti cantautori come lui, di cui si va
smarrendo la memoria storica, una memoria ormai non tutelata più da
nessuno, non certo dalla sinistra ufficiale italiana che si è svenduta pure le sue
bandiere rosse, figuriamoci le canzoni....
Non sono da meno le
organizzazioni culturali collegate a questa sinistra ufficiale, che
mettono in piedi Rassegne di Canzone d'Autore in cui il look e il gel
sui capelli sembrano contare più di ogni rivoltosa sincerità, il vuoto
travestito di pieno, il niente camuffato di finto diverso, ancor meno
intenzionate a tutelare e riproporre questa memoria storica del
cantautorato politico e no, che ormai sembra non servire quasi più a
nessuno. Evidentemente tutti consapevoli del fatto che risvegliare
questa memoria storica riporterebbe - come tanti anni fa - ad almeno un
minimo di "resistenza", esattamente ciò che non si vuole da coloro
che stanno a sinistra solo per finta, immersi nella loro parte di referenti
intellettuali della cultura musicale-cantautorale italiana. Per costoro, in
fondo a questa camera mortuaria di ogni antica bandiera rossa, un solo
ideale: il denaro, il successo, assecondare le mode...
Restano i circoli arci, i centri
sociali, sparuti gruppi di una sinistra estremizzata o quel che rimane di
essa, feste della resistenza
e qualche primo maggio di paese che non sia una passerella di patacche che
ingrassano i discografici, a dare ancora spazio ad artisti di questa
memoria storica assassinata, come Pino Masi. Restano quelli che ancora ci credono, comunque in pochi a fronteggiare
questa evidente debacle di sogni, utopie, rivoluzioni mai avvenute,
ribellioni ormai sopite...
Pino Masi è ancora qui, sulla strada, nelle piazze,
ovunque si possa
ancora dire
di no, anche con una canzone. Ci auguriamo di vederlo suonare e
cantare ancora in tanti contesti, con la sua chitarra che sembra
imbracciare come kalashnikov puntato verso "l'alto", comunque
sempre verso quel cielo che "appartiene ai potenti"...
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